Notturni per forza: animali che evitano i turisti

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Se i visitatori affollano i boschi, gli animali trovano strategie per sfuggirli. Ma ne pagano le spese

Un tempo luogo di silenzio e di solitudine, la montagna è oggi meta prediletta per chi ama il turismo naturalistico – che però invade, suo malgrado, l’habitat di tante specie animali. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Ambio, realizzato dall’Università di Firenze e dal MUSE – Museo delle Scienze di Trento, indaga gli effetti a lungo termine del turismo montano sulle comunità di mammiferi locali.

Immagine in bianco e nero presa da una fototrappola che immortala un gruppo di cervi di notte
Uno scatto dalle fototrappole utilizzate dai ricercatori
Crediti:
MUSE / Università di Firenze

Fonti

 

Sette anni di ricerca

Per sette estati consecutive, dal 2015 al 2021, i ricercatori hanno utilizzato 60 fototrappole in modo sistematico. Posizionati in un’area altamente frequentata dalle Dolomiti del Trentino occidentale, gli apparecchi fotografici dovevano rilevare i passaggi di animali e persone. Obiettivo dell’operazione: il monitoraggio della fauna per studiare le possibili risposte degli animali al disturbo umano.

 

 

Le oltre 500mila foto raccolte in sette anni di ricerca hanno mostrato che il 70% ritrae persone. Il tasso di passaggio umano di fronte alle fototrappole è stato di sette volte superiore a quello della volpe, la specie selvatica più comune nell’area, e addirittura di 70 volte superiore a quello dell’orso, l’animale fotografato più raramente.

 

 

Scatto da fototrappola: una volpe nel bosco
Uno scatto dalle fototrappole utilizzate dai ricercatori
Crediti:
MUSE / Università di Firenze

 

 

I dati mostrano anzitutto che il passaggio delle persone davanti alle fototrappole posizionate all’interno del Parco Naturale Adamello-Brenta non si discosta da quanto registrato negli apparecchi posizionati oltre i suoi confini: questo indicherebbe che anche all’interno dell’area protetta, la pressione antropica esiste ed è palpabile.

 

 

Troppi turisti: le conseguenze sugli animali

E gli effetti sugli animali di una simile affluenza umana? Tutte le otto specie considerate (orso, cervo, camoscio, capriolo, tasso, volpe, lepre e faina), pur mantenendosi stabili nella popolazione, e in alcuni casi persino in crescita, hanno sviluppato comportamenti notturni: sono cioè diventate più attive di notte per evitare di incontrare gli esseri umani, sia nelle zone più frequentate che nelle aree vicine ai centri abitati.

 

 

Lo studio ha rivelato inoltre che i mammiferi di maggiori dimensioni, come l’orso, il cervo e il camoscio, tendono a evitare le zone in cui il passaggio umano è più intenso.

 

 

Queste strategie di evitamento non sono senza costi per gli animali. Possono comportare maggiori difficoltà di movimento, una regolazione non ottimale della temperatura corporea e l’utilizzo di aree meno produttive in termini di risorse alimentari.

 

 

Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di comprendere quanto l’impatto del turismo di montagna possa condizionare le comunità di mammiferi: solo in questo modo sarà possibile sviluppare strategie di gestione sostenibile che preservino la biodiversità e la fauna selvatica.

 

 

 

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