Il mondo plastico del fiume Mekong (e non solo)

Redazione Avatar

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L’allarme degli scienziati: un nuovo ecosistema legato ai rifiuti minaccia la salute dei corsi d’acqua dolce

Si chiama “plastisfera” e potrebbe mandare i fiumi a gambe all’aria. Composto da batteri, microalghe e funghi (a volte anche da macroorganismi), l’ecosistema che si forma e prospera sulla superficie dei rifiuti plastici potrebbe avere un impatto significativo sull’intero funzionamento dei corsi d’acqua dolce: esaurimento dell’ossigeno disciolto nell’acqua, potenziale introduzione di patologie, alterazione della salute complessiva del sistema fluviale sono solo alcune delle possibili conseguenze di questa nuova minuscola popolazione.

Nell’immagine, che dalle piante si riconosce come scattata in aree tropicali, una grande massa di rifiuti plastici galleggia sul fiume Mekong
Rifiuti plastici sul fiume Mekong
Crediti:
Adrian Tritschler – CC BY-NC-ND 2.0

Fonti

 

Gli effetti della plastisfera

Lo studio, pubblicato sulla rivista Water Research e realizzato da un consorzio internazionale di ricerca, di cui fa parte l’Università di Milano Bicocca, basa le proprie previsioni sull’analisi del sistema del fiume Mekong inferiore, in Cambogia, uno dei fiumi più diversificati e produttivi del mondo. Nelle sue acque, la plastisfera – ovvero la comunità di organismi biologici attivi che colonizzano la superficie plastica dei rifiuti – rappresenta un potenziale pericolo per la salute fluviale e umana, come pure per la capacità del Mekong di sostenere la biodiversità all’interno dei propri ecosistemi.

 

 

Il problema parte a monte: la contaminazione da plastica rappresenta un problema ambientale globale, particolarmente evidente negli ecosistemi acquatici, sia marini che di acqua dolce. I fiumi, in particolare, giocano un ruolo importante in questo sistema: oltre a essere luoghi di accumulo dei rifiuti, sono importanti vie di trasporto per la plastica verso gli oceani.

 

 

Nel caso del Mekong, gli scienziati hanno monitorato la salute delle acque fluviali in varie situazioni. Le analisi hanno rivelato che la qualità complessiva dell’acqua è già stata alterata dalla plastisfera: uno degli effetti più evidenti – dovuti al fatto che queste specifiche comunità batteriche consumano l’ossigeno disciolto nell’acqua, indispensabile per la sopravvivenza dei pesci e di altri organismi acquatici – è la creazione di “zone morte”, nelle quali la vita è impossibile.

 

 

Un altro effetto deleterio della plastisfera è l’alterazione del ciclo dei nutrienti: le sue comunità batteriche riescono a creare “cicli chiusi” di nutrienti concentrandoli sulla superficie del materiale plastico e sottraendoli al resto dell’ecosistema.

 

 

Non è finita: la colonizzazione di batteri e minuscole alghe che formano il biofilm sulla plastica può spingere organismi più grandi a ingerire i rifiuti di plastica “insaporiti”; ancora, i microorganismi potenzialmente patogeni che vivono sulla plastica possono compromettere l’accesso all’acqua potabile per gli esseri umani.

 

 

Lo studio sottolinea la necessità di sviluppare soluzioni per ridurre l’inquinamento da plastica nei fiumi. Sono necessarie, affermano gli scienziati, tanto politiche mirate per ridurre la produzione e l’uso di plastica, quanto pratiche più efficaci per gestire al meglio i rifiuti.

 

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