Gli insetti che ci piacciono

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Una ricerca esplora le ragioni che spingono a proteggere gli insetti impollinatori

Come promuovere azioni su larga scala per proteggere gli insetti impollinatori? Per comprenderlo, una ricerca coordinata dall’Università di Padova, con la collaborazione degli atenei di Wageningen (Paesi Bassi) e Wuerzburg (Germania), è partita da lontano. A 4541 partecipanti – distribuiti tra Italia, Germania e Paesi Bassi, e residenti sia in aree urbane che rurali – è stato somministrato un questionario online contenente varie domande per individuare le ragioni che spingono le persone a desiderare la protezione degli impollinatori.

Macrofotografia con un’ape su un fiore viola
Gli insetti impollinatori sono percepiti positivamente da tutti i partecipanti allo studio
Crediti:
Becki1 – CC 0

Fonti

 

Protagonisti indiscussi degli ecosistemi, e responsabili del trasporto del polline di fiore in fiore, gli impollinatori (api da miele, ma anche mosche, farfalle, coleotteri e all’incirca un migliaio di diverse api selvatiche) consentono la riproduzione di una moltitudine di piante. Del loro declino, e dei problemi ambientali che ne derivano, si sente spesso parlare.

 

 

Impollinatori: cosa ne pensano gli intervistati

Le risposte al questionario forniscono ottimi spunti per aumentare l’attenzione del pubblico su questo tema. Anzitutto, chiariscono che le differenze sociali, culturali ed economiche non influenzano le motivazioni di base. Ciò che fa la differenza è piuttosto la quantità di tempo trascorsa all’aria aperta, il sostegno sociale e una serie di valori.

 

 

Tra di essi, di primaria importanza risulta l’obbligo morale: le persone, stando alla ricerca, sono più propense ad agire per la conservazione degli impollinatori quando ritengono che sia giusto farlo. Tale convinzione è direttamente collegata alla percezione della propria responsabilità nel loro declino.

 

 

Un altro valore primario risulta essere il riconoscimento del diritto all’esistenza degli impollinatori e il loro valore utilitaristico. Quando presenti, tali elementi sono in grado di attivare azioni di conservazione in maniera più consistente rispetto a una generica preoccupazione per l’ambiente.

 

 

 

 

Nei tre Paesi considerati, un altro elemento in comune riguarda la disponibilità a preferire un’azione di conservazione familiare (piantare fiori per offrire cibo e rifugio agli insetti) piuttosto che partecipare a un’attività di monitoraggio.

 

 

Gli elementi raccolti, sottolineano gli scienziati, potrebbero risultare strategici per le future azioni di conservazione: le campagne di sensibilizzazione dovrebbero evidenziare non solo il ruolo ecologico degli impollinatori ma anche il loro valore intrinseco; il coinvolgimento della comunità può incoraggiare l’adozione di comportamenti pro-ambientali; incoraggiare attività all’aria aperta, come l’osservazione della fauna selvatica e il giardinaggio, può favorire un legame più profondo con la natura e, di conseguenza, una maggiore propensione alla sua tutela.

 

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