
Il mondo si scalda: e gli scarabei stercorari?
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Una ricerca indaga la tolleranza termica di questi insetti, indispensabili custodi di biodiversità
Uno studio condotto dall’Università di Torino ha indagato il modo in cui il cambiamento climatico, e in particolare il riscaldamento globale, influenza l’attività degli scarabei stercorari.

Il ruolo strategico degli scarabei stercorari
La ragione è presto detta. Questi coleotteri sono attori di primo piano negli ecosistemi, soprattutto alpini: rimuovono rapidamente il letame dalla superficie, impedendo la proliferazione di parassiti, e poi lo seppelliscono, favorendo la decomposizione della materia organica nel suolo; con le loro attività di scavo e seppellimento del letame, contribuiscono al trasferimento di nutrienti essenziali, come carbonio, azoto, fosforo e potassio, dal letame al suolo – processo che aumenta la fertilità del terreno e favorisce la crescita delle piante; mantengono infine la salute e la biodiversità degli ecosistemi, creando nei pascoli un ambiente favorevole alla crescita di una grande varietà di piante e organismi.
Il metodo di ricerca
Comprendere quindi l’interazione tra la tolleranza termica degli scarabei stercorari e la loro efficienza nella rimozione del letame è fondamentale. Gli scienziati si sono focalizzati su tre specie distinte di grandi dimensioni (Anoplotrupes stercorosus, Geotrupes stercorarius e Trypocopris pyrenaeus), che vivono sulle Alpi italiane a un’altezza compresa tra i 600 e i 1400 metri, sono comuni, e sono noti per essere sensibili alle variazioni di temperatura.
Dopo averli raccolti a mano da letame bovino in un pascolo alpino in Piemonte, gli scienziati hanno testato in un incubatore la loro tolleranza al calore, misurando la loro efficienza nella rimozione del letame in diverse condizioni termiche.
Questi dati sono stati poi combinati con quelli sui cambiamenti climatici e sull’estensione dei pascoli. Infine, grazie a modelli matematici, i ricercatori hanno simulato cambiamenti passati e futuri nella rimozione del letame in base a diversi scenari di cambio climatico.
I risultati, dal passato al futuro
Le indagini hanno portato a risultati di grande interesse. Guardando al passato, e prendendo in considerazione l’aumento della temperatura tra il 1981 e il 2005, lo studio ha evidenziato un aumento dei tassi di rimozione primaverile del letame nell’area di studio. In prospettiva futura, considerando i prossimi 80 anni, i modelli mostrano che la rimozione del letame potrebbe continuare ad aumentare, indicando una resilienza di questo servizio ecosistemico.

Delle tre specie, considerate, T. pyrenaeus si è dimostrato più tollerante al calore rispetto a G. stercorarius e A. stercorosus. Questa variabilità, che necessita di ulteriori ricerche per essere confermata, suggerisce che gli effetti del riscaldamento globale potrebbero non essere uniformi e che alcune specie potrebbero essere più vulnerabili di altre.